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Alfa Romeo P2 auto d'epoca in vendita
L'Alfa Romeo P2 rappresenta la sintesi dell'ingegneria da corsa italiana degli anni Venti, grazie alla sua innovativa meccanica 8 cilindri sovralimentata e a una storia costellata da trionfi nelle competizioni internazionali. Un modello raro ed emblema dell'epoca d'oro del motorsport europeo.
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Storia e origini dell'Alfa Romeo P2
L'Alfa Romeo P2 venne progettata da Vittorio Jano e debuttò al Gran Premio di Cremona nel 1924, conquistando subito la vittoria con Antonio Ascari al volante. Il suo motore innovativo a otto cilindri in linea, dotato di doppio albero a camme in testa e compressore volumetrico, fissò nuovi standard nella tecnica motoristica del tempo. Nel 1925, la P2 guadagnò uno dei riconoscimenti più ambiti: il titolo nel primo campionato mondiale automobilistico, grazie ai successi di Ascari a Spa e di Brilli-Peri a Monza. Questo modello segnò l'avvio della supremazia tecnica dell'Alfa Romeo nelle competizioni del periodo, nonostante le polemiche con Fiat riguardo la somiglianza progettuale. Il suo ritiro avvenne nel 1930, dopo aver lasciato un segno indelebile sulle piste europee.
Evoluzione della serie P2
L'Alfa Romeo P2 seguì l'esperienza della RL Targa Florio e anticipò la P3, portando innovazioni come il motore compressore volumetrico e la distribuzione twin-cam. Durante la sua carriera sportiva, la P2 venne costantemente aggiornata, soprattutto nella potenza e nell'affidabilità, crescendo da 140 a 175 CV. La sua erede naturale fu l'Alfa Romeo P3, che proseguì con successo la tradizione nelle corse Grand Prix.
Punti di forza dell'Alfa Romeo P2
La P2 fu la prima Alfa a vincere un campionato mondiale, distinguendosi per soluzioni tecniche d'avanguardia all'epoca: compressore a doppio lobo, distribuzione twin-cam e robusta meccanica progettata da Vittorio Jano. Utilizzando una carrozzeria filante e alleggerita, il modello eccelleva in velocità e affidabilità contro avversari più recenti. La P2 si impose alla Targa Florio, alla Coppa Acerbo e in numerose gare minori.
Dati tecnici principali
Versioni speciali e varianti da collezione
Durante la produzione, ogni P2 venne assemblata su misura secondo le esigenze delle competizioni e del pilota, con leggere varianti a livello di potenza, configurazione e dettagli della carrozzeria. Alcune versioni personalizzate dal reparto corse Alfa Romeo e guidate da piloti illustri sono considerate veri pezzi unici.
Motore, trasmissione e comportamento su strada
Il motore otto cilindri in linea sovralimentato della P2 offriva una spinta poderosa già dai regimi medi, grazie al compressore, permettendo accelerazioni sorprendenti per l'epoca. Il cambio manuale a quattro marce richiede mano esperta e la trasmissione è concepita per la massima performance in pista, più che per la guida su strada. Il telaio rigido, le ruote a raggi e la taratura sportiva delle sospensioni prediligono la velocità in curva. L'Alfa Romeo P2 si esprime al meglio su tracciati veloci dove la precisione di guida è fondamentale. Le versioni personalizzate con aggiornamenti di potenza e carrozzeria per Targa Florio e Coppa Acerbo sono oggi le più ricercate tra i collezionisti, data la storia sportiva documentata.
Design esterno, interni e dettagli costruttivi
Linee snelle e allungate, carrozzeria strettamente funzionale rivestita in alluminio, terminali di scarico laterali molto evidenti, ruote a raggi nere su carreggiate larghe. Gli interni presentavano due sedili in pelle rossa, plancia in alluminio lavorato e volante in legno, senza accessori superflui. Colori e allestimenti erano generalmente spartani e riservati a esigenze funzionali da competizione.
Altri aspetti rilevanti
La vicenda progettuale della P2 coinvolse polemiche storiche tra Alfa Romeo e Fiat, ma favorì un'accelerazione nello sviluppo tecnico dei veicoli da corsa italiani dell'epoca.
Sintesi
L'Alfa Romeo P2 rappresenta un punto di svolta fondamentale nell'evoluzione della vettura da corsa negli anni Venti, con una combinazione di soluzioni tecniche innovative, successi sportivi internazionali e fascino senza tempo. La sua rarità e il suo valore storico ne fanno un oggetto di culto irraggiungibile per la maggior parte dei collezionisti, nonché un simbolo della creatività ingegneristica italiana applicata al motorsport.